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febbraio 2014 ↓ scarica pdf archivio >>

Corriere.it - 4 febbraio 2014

Articolo e tabella di Corriere.it

Una nuova tassa sta per abbattersi sull’hitech. A essere colpiti saranno smartphone, tablet, computer fissi e mobili. Ma anche chiavette Usb, hard-disk esterni, Tv con funzione di registratore e decoder. In pratica tutti i dispositivi elettronici che funzionano da archivi digitali. Uno sgradito balzello (vedi tabella), ancora una volta a carico dei utenti finali. Va da 5,20 euro per i nuovi smartphone e tablet che acquisteremo in futuro, fino a toccare 40 euro per i decoder con memoria interna da 400 GB. Dunque una cifra che peserà maggiormente sui dispositivi low cost.

Una manovra maldestra che potrebbe indebolire i prodotti di fascia bassa. Non solo. Da notare che la tassa, incidendo sul prezzo finale dei prodotti, è gravata della nuova aliquota Iva al 22%. Il termine “burocratese” con cui si definisce è: «rideterminazione dei compensi per copia privata». E se il Ministro Massimo Bray, responsabile del Ministero dei beni, attività culturali e turismo, a cui spetta l’ultima decisione non avrà un ripensamento, potrebbe entrare in vigore con queste cifre nei prossimi giorni.

UN BALZELLO QUINTUPLICATO
Tuttavia l’imposta non è nuova. Non ci siamo accorti, ma la paghiamo già. Soltanto che gli importi per gli smartphone sono di 90 centesimi. E fino a oggi nulla è dovuto per i tablet. Le cifre sono previste dal Decreto del 30 dicembre 2009 che ne stabiliva il periodico aggiornamento, per adeguarle allo sviluppo delle tecnologie digitali. Ma perché dobbiamo pagare? Secondo quanto stabilisce la Siae (Società italiana autori editori): «in cambio della possibilità di effettuare una copia personale di registrazioni, tutelate dal diritto d’autore». Dunque per fare una copia di contenuti audio-video di cui siamo già legittimi proprietari.

Per esempio per portare la compilation di Cd e Dvd, su un secondo dispositivo personale come un lettore Mp3, smartphone o tablet. Ma anche un programma Tv, un cartone animato e un filmato (anche di YouTube) che riversiamo su un hard disk esterno. Gli incassi Siae servono dunque per compensare i mancati introiti degli autori. «Fino a oggi gli importi erano ragionevoli – spiega l’avvocato Maurizio Iorio, presidente Andec Confcommercio, l’associazione che raggruppa i maggiori produttori hitech – ma con il nuovo adattamento tariffario in molti casi risultano più che quintuplicati».

IN GIOCO PER IL 2014 CIRCA 200 MILIONI DI EURO
La posta in gioco, se le cifre restassero quelle proposte, non è da poco. Facciamo due conti spicci. Le stime di acquisto del comparto hitech in Italia per il 2014 parlano di 16 milioni di nuovi smartphone. A cui aggiungere, nonostante la crisi, almeno 8 milioni di tablet (tra mini e 10 pollici) e circa 10 milioni tra computer (desktop, notebook, ultrabook) e Tv. Queste ultime ormai hanno integrate in maggioranza una porta Usb, dunque sono soggette alla tassa. Fatta la somma e moltiplicata per un importo medio di almeno 5 euro viene una cifra superiore a 160 milioni di euro. Aggiungendo chiavette Usb, hard-disk e decoder si raggiungono facilmente 200 milioni di euro.

Guardando la tabella si notano due strane distonie. La prima. Per una memoria o hard-disk integrati in un decoder di qualsiasi tipo satellitare e digitale terrestre, la cifra da pagare risulta 32,20 euro (39,28 euro con Iva). Un prezzo esorbitante che rischia di mettere fuori mercato questi apparecchi. La seconda stranezza riguarda la voce “telefonino”. Ebbene, diminuisce la tassa per i mobile-phone, quelli per intenderci con i tasti e senza funzione di archiviazione. I 90 centesimi di adesso, passerebbero a 50 centesimi. Guarda caso a scendere sono i modelli di cellulari destinati all’estinzione di mercato. Dai quali la tassa “per il compenso della copia privata” porta pochi introiti. Così in Rete, sono in tanti a pensare che il nuovo balzello sia voluto dalla Siae per compensare il calo di entrate dovuto alla pirateria online. E si chiedono: «con quali criteri gli introiti vengono destinati agli autori?» Una domanda lecita a cui vanno date risposte chiare. Non in linguaggio burocratese. Ma questa è un’altra storia.

«NESSUNA TASSA» IL MINISTRO PRENDE TEMPO
Dal ministero, comunque, si precisa che «le ipotetiche tariffe pubblicate in merito agli aumenti di costo sono infondate» e si e assicura che il ministro Bray sta lavorando a una soluzione condivisa». La norma a cui si fa riferimento, spiegano dal Mibact, «è quella relativa all'equo compenso per i produttori di contenuti, regolata attraverso decreto ministeriale, in attuazione di una norma vincolante europea che impone rinnovi triennali. Il precedente decreto del 2009 è già scaduto e il ministro Massimo Bray sta lavorando a una soluzione condivisa, nel rispetto e nella difesa del valore del diritto d'autore, ascoltando tutte le categorie interessate per raggiungere una decisione equilibrata nell'interesse degli autori, dei produttori di smartphone e tablet e, soprattutto, dei cittadini fruitori degli stessi».

twitter @utorelli






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